Qual è il tuo legame personale con Budapest e Trieste?
“Il mio legame con Budapest è nato principalmente per motivi lavorativi, poiché ho avuto la fortuna di essere stato assegnato qui come Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura. Un Istituto grande non soltanto fisicamente, ma che rappresenta un’istituzione gloriosa, ricca di storia e di significato per i rapporti italo-ungheresi.
Oltre a questo aspetto professionale, ho sviluppato un legame personale con Budapest. Questa città è straordinariamente ricettiva e aperta alla cultura italiana, grazie a una tradizione di accoglienza e a una curiosità culturale innata. Qui è più facile per me non solo lavorare, ma anche vivere, perché Budapest è incredibilmente accogliente, soprattutto con gli italiani e, in particolare, con chi si occupa di promozione culturale. C’è una naturale affinità tra ungheresi e italiani in questo campo, il che rende il mio lavoro un piacere quotidiano.
Con Trieste, invece, il legame è di natura familiare. Una parte della mia famiglia vive da quelle parti, quindi ho frequentato Trieste fin da piccolo, anche se sempre in modo fugace, per brevi soggiorni di uno o due giorni.
Quello che mi ha sempre colpito di Trieste è il suo carattere unico. La trovo una città bellissima, con una qualità rara tra le città del Nord Italia. Riesce infatti a unire un’anima mitteleuropea a una profonda natura mediterranea, la fusione di questi elementi la rende assolutamente affascinante.
Trieste è anche una cerniera culturale straordinaria. Si trova in un incrocio unico tra culture europee, nel quale le culture latina, germanica e slava si incontrano. E proprio dietro questo incrocio, quasi incastonata come un gioiello, c’è la cultura magiara, che ha avuto un ruolo importantissimo per secoli in tutto il bacino dell’Alto Adriatico.
Questa posizione geografica e culturale rende Trieste intellettualmente affascinante. È un luogo dove si incontrano e si fondono mondi diversi, creando una dinamica culturale unica. E questo suo essere cerniera tra il mondo mediterraneo e il mondo mitteleuropeo la rende non solo affascinante da visitare, ma anche profondamente stimolante dal punto di vista intellettuale.”
Quali aspetti culturali di Budapest e Trieste trovi più affascinanti e perché?
“Trovo affascinante la natura di entrambe le città. Hanno un’identità forte e ben definita, che le distingue, ma allo stesso tempo sono aperte, porose, pronte ad accogliere influenze esterne. Budapest e Trieste condividono una natura cosmopolita, pur mantenendo una forte identità locale. Questa è una caratteristica che le rende uniche: sono città capaci di dialogare con il mondo, senza perdere la loro essenza.
Sono entrambe città di grande bellezza architettonica e urbanistica. Una bellezza che non è solo decorativa, ma che influenza positivamente la qualità della vita, rendendo piacevole il semplice passeggiare per le loro strade. L’urbanistica e l’architettura hanno un impatto profondo sugli esseri umani, più di qualsiasi altra forma d’arte o di sapere, perché viviamo immersi nei contesti urbani che ci circondano, e questi influenzano il nostro stato d’animo, il nostro benessere, la nostra vita quotidiana. Sono città che invitano a vivere all’aperto, a godersi la bellezza urbana senza fretta.
Questa qualità estetica deriva dall’appartenenza comune all’Impero austro-ungarico. Entrambe le città portano i segni di un passato imperiale che ha lasciato un’impronta indelebile nell’architettura, nell’urbanistica e nello stile di vita, che si sente ancora oggi nell’atmosfera generale delle due città.
La posizione di confine rende Trieste un luogo di incontro unico nel quale si fondono culture e tradizioni diverse. Anche Budapest ha un ruolo simile come cerniera culturale tra Oriente e Occidente. Ha sempre avuto un’identità mitteleuropea e un’apertura verso l’Italia.
Sono città che uniscono passato e presente, tradizione e modernità, creando un dialogo culturale continuo che le rende vive e vibranti. Questo equilibrio tra identità forte e apertura cosmopolita è, per me, l’aspetto più affascinante di queste due città.”
Se dovessi consigliare un percorso o un’esperienza imperdibile per un visitatore a Trieste e a Budapest cosa suggeriresti?
“A Trieste sono rimasto affascinato da Piazza Unità d’Italia. È una piazza mozzafiato, bellissima, elegante e accogliente. Sedersi in un caffè, guardando il mare che accoglie lo sguardo verso l’infinito, è un’esperienza che mi ha colpito profondamente.
A Budapest direi di esplorare il centro storico, ma di allontanarsi dai circuiti turistici tradizionali. Ci sono quartieri straordinari, spesso poco frequentati dai turisti, che conservano le meraviglie architettoniche di un’epoca d’oro, quella a cavallo tra il XIX e il XX secolo, quando Budapest si espandeva rapidamente e si trasformava nella grande capitale che conosciamo oggi. Sono quartieri che meritano di essere esplorati a piedi, con calma, di mattina, di pomeriggio, di sera e persino di notte, perché l’atmosfera cambia con la luce e rivela nuove sfumature.
Sia Trieste che Budapest, sono armoniose e piacevoli da vivere, e invitano a perdersi nelle strade senza una meta precisa, lasciandosi trasportare dal fascino delle vie storiche, dall’eleganza dei palazzi e dalla bellezza dei dettagli architettonici.
Il mio consiglio per entrambe le città, quindi, è semplice: lasciatevi trasportare da una bella passeggiata, senza piani prestabiliti, senza itinerari turistici obbligati. Godetevi il palcoscenico urbano che queste città sanno offrire, ammirate la bellezza che vi circonda, e lasciatevi ispirare dall’atmosfera unica che solo queste due città sanno regalare.”
Cosa diresti a chi non ha mai visitato né Trieste né Budapest per invogliarlo a scoprire queste due città?
“Direi che entrambe le città hanno un fascino antico straordinario, ma senza aver rinunciato ad essere al passo con i tempi. Hanno saputo conservare la loro storia, il loro carattere autentico, senza però rimanere intrappolate nel passato.
Può sembrare un paradosso, ma è proprio così. Ci sono città ultramoderne che fanno vanto della loro modernità, ma che io trovo completamente senz’anima. Sono città che non raccontano nulla, che non hanno una memoria collettiva e che, proprio per questo, finiscono per sembrare superficiali e anonime.
Dall’altro lato, ci sono città che rimangono ancorate al passato, incapaci di confrontarsi con il presente e con le sfide della contemporaneità. Sono città belle da vedere, ma statiche e malinconiche, che non riescono a trovare un equilibrio tra tradizione e modernità.
Trieste e Budapest invece sono diverse. Ognuna a modo suo, hanno trovato un equilibrio unico tra fascino antico e modernità. Hanno un’identità forte e radicata, ma sono anche aperte al cambiamento.
Questa loro capacità di guardare al futuro senza rinnegare il passato è, per me, uno dei motivi di maggior fascino di entrambe le città. Trieste e Budapest appartengono a realtà culturali che si sovrappongono, ma non sono mai identiche l’una all’altra. Hanno storie diverse, culture diverse, ma condividono la stessa capacità di evolversi rimanendo se stesse.”
TriBu.City, due città un’anima, è il movimento nato per valorizzare l’amicizia e accrescere i rapporti tra Trieste e Budapest. Cosa pensi di questa iniziativa?
“Mi sembra una bellissima iniziativa, perché tutto ciò che rafforza i legami tra Ungheria e Italia non può che essere meritorio. In questo caso, il legame si crea tra Budapest e Trieste, due città che rappresentano un ponte ideale tra due mondi, due culture che hanno radici comuni e storie intrecciate.
Trieste è la prima grande città italiana che si incontra venendo da Budapest verso l’Italia. Provenendo da questa parte dell’Europa è la porta d’ingresso naturale al nostro Paese.
Auguro a TriBu.City tutto il successo che merita, perché questa iniziativa si inserisce in una lunga tradizione di relazioni italo-ungheresi che hanno radici profonde nel Triveneto e, in particolare, nella Venezia Giulia, che è sempre stata un ponte culturale e commerciale naturale tra i due popoli.
Trieste e Budapest sono molto più affini di quanto si possa pensare, anche se a volte questo legame è inconsapevole, soprattutto dal punto di vista italiano. Molti italiani non sanno quanto siano vicini culturalmente agli ungheresi, ma lo scoprono quando vengono a Budapest e iniziano a guardarsi attorno con occhi curiosi e aperti.
Questa affinità culturale non è un caso: è il risultato di secoli di storia condivisa, di scambi culturali, commerciali e sociali. È una vicinanza che va oltre i confini geografici, ed è per questo che iniziative come TriBu.City sono così importanti: aiutano a riscoprire e rafforzare un legame che esiste da sempre, ma che va nutrito e valorizzato.
Trovo quindi che TriBu.City sia un progetto prezioso, perché crea ponti tra culture, favorisce il dialogo e accresce la comprensione reciproca. È un’iniziativa che guarda al futuro, senza dimenticare il passato comune che lega Trieste e Budapest.
Sono convinto che questo progetto abbia un grande potenziale e che possa contribuire in modo significativo a rafforzare l’amicizia tra Italia e Ungheria, due Paesi che, nonostante le proprie peculiarità, condividono un’anima comune.”
Che visione hai per il futuro delle relazioni tra Italia e Ungheria nel contesto della cultura? Cosa sogneresti che succedesse o cosa pensi che bisognerebbe fare per rafforzare questo canale importante di avvicinamento tra le nostre due nazioni?
“La cosa più importante, secondo me, è continuare a guardarsi con interesse e a conoscersi reciprocamente, senza lasciarsi sovrascrivere da modelli globalizzati che rischiano di appiattire le caratteristiche uniche di entrambe le culture. Sia l’Italia che l’Ungheria hanno identità culturali molto forti, che vanno valorizzate e preservate. Quando ci si conosce veramente, le differenze diventano ricchezze e si scopre quanto si possa essere affini pur nella diversità.
Per quanto riguarda la cultura, c’è una forza enorme che deriva dal fatto che, indipendentemente dai rapporti politici e dagli alti e bassi delle relazioni internazionali, il rapporto culturale tra Italia e Ungheria è sempre stato un legame tra i popoli, non solo tra gli Stati.
Sono molto fiducioso sul futuro delle relazioni culturali tra Italia e Ungheria, perché questo legame è radicato negli animi delle persone, al di là delle contingenze politiche.
Dal punto di vista ungherese, c’è una consapevolezza culturale molto forte di questo legame, forse più marcata che in Italia. Molti italiani, infatti, scoprono la profondità di questo legame solo quando arrivano a Budapest e si trovano circondati da riferimenti alla cultura italiana, dalla lingua alla gastronomia, dall’architettura all’arte.
Trieste gioca un ruolo chiave in questo rapporto culturale. Per molti ungheresi, Trieste è l’approdo primario in Italia, un luogo vicino ma già mediterraneo, un posto dove si riconoscono ma che al tempo stesso ha quel quid di esotico e affascinante che è l’italianità.
In questi ultimi anni, ho notato che molti ungheresi stanno pensando di trasferirsi in Italia, e Trieste è la loro prima scelta. È vicina all’Ungheria, è tranquilla, è mediterranea, ed è un luogo in cui riescono a trovare un equilibrio.
Questo fenomeno è la prova concreta del profondo legame culturale che unisce le due nazioni, un legame che risuona nell’animo degli italiani e degli ungheresi, spesso inconsapevolmente.”
Gabriele La Posta
Gabriele La Posta è direttore dell’Istituto Italiano di Cultura (IIC) di Budapest. Ha una formazione accademica in Scienze Politiche e in Studi Europei e ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia dell’Europa. Ha lavorato in ambito universitario occupandosi prevalentemente di Storia moderna, di Storia contemporanea e di Geopolitica.
La sua carriera nell’Area della promozione culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, iniziata nel 2012, lo ha portato ad operare in Sud America, dapprima in Brasile, come addetto dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, e successivamente in Perù, in qualità di responsabile dell’IIC di Lima.
Dal 2021 è direttore dell’IIC di Budapest, incarico nel quale ha affrontato la sfida del rilancio delle attività culturali nel periodo post-pandemico. In stretto coordinamento con l’Ambasciata d’Italia, della quale è l’addetto culturale, coltiva i rapporti con molte istituzioni italiane e ungheresi per rafforzare i legami culturali tra i due Paesi.