TriBu.City: Il mio primo viaggio in Ungheria – Parte 4/5

La quarta parte del racconto di Nadia, giornalista triestina e membro attivo della community TriBu.City, che ci accompagna nella sua prima visita a Budapest!

Nadia Pastorcich vive a Trieste ed è membro attivo della community TriBu.City. In occasione del BBP25 ha preso parte all’evento, cogliendo l’opportunità di visitare per la prima volta Budapest, una meta che sognava da tempo. Siamo felici di condividere il suo diario di viaggio: un racconto autentico e personale, in cui Nadia ci accompagna alla scoperta della sua prima esperienza nella capitale ungherese, con lo sguardo curioso e appassionato di chi realizza un sogno!

Arrivi e partenze: un viaggio a Budapest tra cibo e cultura

 

Arrivi, partenze. Prima di lasciare la capitale ungherese, città che mi è entrata nel cuore, ho voluto vedere la Stazione ferroviaria di Budapest Ovest (Nyugati pu.). Fu progettata da August de Serres e Victor Bernard, al servizio del famoso Gustave Eiffel, padre dell’omonima torre parigina. Non è un caso che Budapest venga chiamata la “Parigi sul Danubio” o “La Parigi dell’Est”.

La stazione venne aperta il 28 ottobre 1877. Precedentemente, in questo stesso sito, sorgeva un’altra stazione. Con l’espansione delle ferrovie divenne necessaria la costruzione di una stazione in grado di gestire un traffico maggiore. La riqualificazione dell’attuale quartiere Nyugati si rivelò un’ottima occasione per demolire la vecchia stazione e costruirne una adatta al nuovo Grande Viale (Nagykörút) e al passo con i tempi.
Se si osserva l’edificio, le vetrate, gli elementi in leghe di ferro, viene subito in mente l’Art Nouveau. A Budapest due sono le stazioni importanti: questa e quella di Budapest Est, ossia la stazione Keleti, costruita nel 1884.
La coppia imperiale (Sissi e Franz) si spostava quasi sempre usando le ferrovie statali ungheresi e per accoglierla venne realizzata una speciale sala d’attesa, anche per dare la possibilità all’Imperatore e all’Imperatrice di potersi riposare in tranquillità tra uno spostamento e l’altro. Inoltre la Stazione di Budapest Ovest veniva usata dalla coppia per raggiungere il Castello Reale a Gödöllő (qui l’articolo dove vi racconto l’esperienza a Gödöllő).

Ciò che mi ha incuriosita è stata la presenza di numerosissime statue nel centro di Budapest; ovviamente non può mancare quella di Sissi. In realtà ce n’è più di una, io ho visto quella realizzata da Mária R. Törley che si trova in Madách tér ed è stata collocata lì nel novembre del 2018.
Di ritorno da Gödöllő, a Budapest, mi sono imbattuta nella statua in bronzo, situata in via Falk Miksa, raffigurante Peter Falk nel ruolo del Tenente Colombo; vicino a lui si trova la statua del suo Cane. Entrambe sono state realizzate da Géza Dezső Fekete nel 2014. Probabilmente vi starete chiedendo come mai una statua dedicata a Falk? Sembrerebbe che avesse
antenati ungheresi.

Nel primo articolo di questa avventura vi ho accennato di Giorgio Pressburger (qui l’articolo). In parte se ho deciso di scoprire la sua terra è grazie a lui, a ciò che mi ha trasmesso. Così, essendo nella sua città natale, prima di lasciarla, ho deciso di andare a visitare il famoso “VIII Distretto” che ritroviamo nel libro “Storie dell’Ottavo Distretto”, uscito per la prima volta nel 1986, scritto dai due fratelli ebrei Pressburger.

«Il turista che si accinge a visitare Budapest, città principe di un impero inesistente da oltre mezzo secolo, ma ancora famoso per la gaia vita che vi conducevano i signori e la molteplicità dei popoli che raccoglieva, capiterà nell’Ottavo Distretto soltanto per uno sbaglio», scrivono i Pressburger.

Bene, io ci sono capitata per scelta, per lui.
Nell’Ottavo Distretto, divenuto ghetto, Giorgio e Nicola Pressburger hanno trascorso la loro infanzia per poi scrivere questo libro che consiglio a tutti di leggere. Ho voluto vedere la via Népszínház dove visse Giorgio e dove al civico 46 si trovava l’appartamento di sua zia Ila.

È incredibile poter passare nei luoghi dove “accadde” qualcosa che per certi aspetti, nonostante il passare del tempo, ci appartiene e che diventa inevitabilmente parte della nostra vita. Budapest fin da subito mi è piaciuta, mi è piaciuta la sua atmosfera densa, cupa, interiore, quel suo sapore mitteleuropeo, i suoi edifici maestosi, la sua cultura e anche la sua cucina… Infatti durante il mio soggiorno non ho solo nutrito l’anima, ma pure il mio stomaco è stato ampiamente soddisfatto.

Prima di assaporare le prelibatezze tipiche dell’Ungheria, ho voluto provare il gelato della gelateria “Cioccolatte” che nel 2024 è stata premiata da Street Kitchen Guide per il miglior gelato. Un riconoscimento (lo dice il mio palato) veramente meritato!
La gelateria si trova in Pozsonyi út 7, un viale alberato con tanti negozietti. Si respira vita e sembra che il tempo non scorra velocemente. Con le calde temperature, la scelta ideale è quella di regalarsi qualcosa di fresco.
A Szilvia Soresina e Giuliano Dallaporta Xydias piace sperimentare costantemente nel loro laboratorio (Vízpart U. 2) proponendo nuovi gusti. I loro gelati sono fatti con ingredienti di qualità e non trascurano le intolleranze e allergie, come quella al glutine e al lattosio. Ho scelto di assaggiare il gusto pistacchio e stracciatella e devo dire che il sapore mi ha letteralmente rapita: si sente veramente il gusto di pistacchio, corposo, intenso, così come i granelli di cioccolato della
stracciatella. Un gelato digeribilissimo, per nulla grasso, anzi piacevole e gustoso! Insomma se siete a Budapest e volete un gelato artigianale all’ “italiana” Cioccolatte fa per voi!

Mentre stavo gustando questa prelibatezza, il mio occhio è caduto su un negozietto lì vicino, “Mütyür Kürtőskalács” (Pozsonyi út 7). Il nome dice già tutto! Tra i miei dolci preferiti c’è infatti il Kürtőskalács, tipico dell’Ungheria. Era quasi un dovere assaggiarlo!
Ne ho presi di diversi da portare via: morbidi, deliziosi, paradisiaci… Appassionata di pistacchio, tra i vari “gusti” che ho scelto, non poteva mancare uno – appunto – al pistacchio con dentro una crema rigorosamente al pistacchio… Sublime!
In Italia non ho mai avuto la possibilità di provare un Kürtőskalács farcito (forse nemmeno esiste), inoltre, chi vuole, può anche decidere di metterci del gelato!

Dopo tutto questo “dolce”, sono andata al ristorante “Tüköry Étterem” (Hold u. 15) per assaggiare qualche piatto tipico. Anche se la temperatura non invitava di certo a scegliere una zuppa, io l’ho fatto, mangiando la zuppa di gulasch ungherese (Magyar gulyásleves). La porzione è veramente abbondante e dentro c’è di tutto: verdure, carne e una sorta di gnocchetti (galuskával). Un insieme di sapori che si amalgamano perfettamente. A rendere però unico questo piatto è l’aggiunta di paprika, una caratteristica dell’Ungheria. Che squisitezza!
Se volete qualcosa che non sia liquido vi consiglio lo stufato di manzo con gnocchetti e paprika (Marhapörkölt galuskával) oppure il petto di pollo sempre con paprika e gnocchetti (Csirkemell paprikás galuskával).

Sono state delle giornate intense, piene di tante belle novità e piacevoli scoperte. Budapest ha un qualcosa di avvolgente che ti porta a guardarti dentro, a immergerti in quel buio della coscienza per arrivare a trovare quella luce, quella fiammela, che ti anima, che ti fa capire perché sei a questo mondo. Questo sentire mitteleuropeo sa di casa. La capitale ungherese è piena di cultura, ogni angolo è vivo.
La scelta di riempire la città di statue è un ottimo modo per mantenere vivo il ricordo, sempre però con uno sguardo verso il futuro: sia al Teatro dell’Opera che al Castello Reale di Gödöllő sono in vendita diversi libretti per bambini per avvicinarli alla lirica e a Sissi e Franz. A Gödöllő, adirittura, a guidare i bambini nelle stanze del palazzo, c’è un simpatico topolino. L’Ungheria semina pensando alle nuove generazioni.
Quando ho lasciato Budapest ho provato una leggera nostalgia, in realtà sarei rimasta con piacere per qualche altro giorno ma Trieste mi stava chiamando!

Prima di tornare a casa, sono passata per Varaždin in Croazia. Volevo vedere la città citata nell’aria “Se vieni a Varasdin”, tratta dall’operetta “La Contessa Maritza”di Imre Kálmán (qui l’articolo sul New York Café). Tra l’altro Giorgio Pressburger diresse l’operetta “La Bajadera”, sempre del nostro Kálmán, nel 1985 al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.

Budapest, Pressburger, Trieste, l’Operetta… Non è stata una semplice vacanza: è stato un sogno!

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