TriBu.City: Il mio primo viaggio in Ungheria – Parte 1/5

Nadia, giornalista triestina e membro attivo della community TriBu.City, ci accompagna nella sua prima visita a Budapest: un’esperienza intensa, vissuta con lo sguardo curioso di chi realizza un sogno!

Nadia Pastorcich vive a Trieste ed è membro attivo della community TriBu.City. In occasione del BBP25 ha preso parte all’evento, cogliendo l’opportunità di visitare per la prima volta Budapest, una meta che sognava da tempo. Siamo felici di condividere il suo diario di viaggio: un racconto autentico e personale, in cui Nadia ci accompagna alla scoperta della sua prima esperienza nella capitale ungherese, con lo sguardo curioso e appassionato di chi realizza un sogno!

Alla scoperta della Terra Magiara: dal Balaton a Budapest

 

“Tutte le vite sono intrecciate l’una all’altra”, diceva lo scrittore ungherese Giorgio Pressburger che con la mia città, Trieste, ha maturato un legame che si è rafforzato nel tempo, tanto da trascorrervi parte della sua vita. Più di dieci anni fa ebbi modo di intervistarlo e da quel momento la parola “Mitteleuropa” diventò per me un qualcosa di vivo. Lui era quel mondo, quel sentire, quell’essere. Conoscerlo mi portò poi a incontrare il regista Mauro Caputo che mi coinvolse nel film “La legge degli spazi bianchi”, tratto dall’omonimo racconto di Pressburger.

Coincidenze, destini? Chiamateli come volete, io credo che la vita sia un intreccio apparentemente inspiegabile, ma nel contempo affascinante, perché non sai mai dove ti porterà, come mai una cosa sia successa e cosa accadrà in futuro. Il desiderio di visitare Budapest, dove Giorgio nacque quasi novant’anni fa, nell’ultimo periodo l’ho manifestato frequentemente ed ecco che è capitata l’occasione. La vita è un insieme di occasioni. Cogli l’attimo, si usa dire. Ed io l’ho fatto!

L’anno scorso, appena ho saputo della nascita di TriBu.City (di cui Caputo è co-founder) ho iniziato a seguire la pagina, per restare aggiornata e conoscere ogni iniziativa in programma. In questi giorni sono così finita a Budapest.

La capitale ungherese l’ho voluta raggiungere in macchina per poter godere appieno del viaggio e scoprire la “terra magiara” senza fretta. Dopo aver attraversato la Slovenia, a me già nota, l’entusiasmo che ho provato nel vedere quelle immense distese verdi, così rigogliose, mi ha riempito il cuore di gioia. Nessuna casa, solo alberi, arbusti, prati. Ho gustato il paesaggio, assaporandone ogni porzione. Quando mi sono avvicinata al Lago Balaton, di cui spesso avevo sentito parlare, la voglia di perdere lo sguardo nelle acque del “mare magiaro” è stata forte!

Il Balaton, con i suoi 79 km di lunghezza, è il lago più grande dell’Europa Centrale. Nonostante sia d’origine vulcanica, il fondo è basso e fangoso, per certi aspetti ricorda un po’ la laguna. Il nome ungherese deriva dallo slavo “blatna”, che significa acquitrino. Per diversi secoli il Balaton è stato il luogo dove l’aristocrazia austro-ungarica andava in villeggiatura; solo alla fine del XIX secolo, la classe media cominciò a frequentare il lago, grazie anche alla costruzione della ferrovia. Il boom però avvenne durante il periodo comunista che puntò su un turismo interno.

L’autostrada sicuramente è più veloce ma volete mettere le stradine dei paesini che costeggiano il lago?

Sono sincera: vedere quelle casette lungo la strada, tutte molto curare e architettonicamente suggestive, mi ha affascinata. L’Ungheria ha come un profumo che sa di casa, per certi aspetti mi ricorda le mie radici tedesche, ma pure slave.

Passando con la macchina per Fonyód il mio sguardo è stato rapito da una fontanella e da alcuni raggi di sole che penetravano tra le foglie degli alberi che abbracciano questo piccolo posticino pieno di bellezza. Mi sono così fermata a scattare qualche foto.

L’edificio in via Ady Endre è stato costruito nel 1896, dopo la realizzazione della linea ferroviaria Kaposvár-Fonyód. Venne inaugurato l’anno seguente, il 25 luglio, con una grande cerimonia. Tra il 1950 e il 1974 il palazzo fu sede del consiglio distrettuale e poi di un istituto di istruzione superiore; nel 2001 ha preso il nome di Balaton Kollégium. Davanti a questo palazzo è posta una scultura in pietra calcarea, “Ülő nő”, a grandezza naturale di una donna seduta. L’opera è stata realizzata dalla scultrice Mária Osváth nel 1965.

In questo posto si respira tanta quiete: piccole attività, la spiaggia, il porto e il belvedere diventano gli ingredienti perfetti per passare qualche ora in tranquillità. Sulle rive del Lago Balaton, possiamo ammirare numerosi moli, ma uno dei più famosi è quello di Fonyód, il più lungo della riva del Balaton con i suoi 464 metri. Il molo fu costruito nel 1897 su progetto di Gyula Scholcz. Il suono rilassante delle onde rilassa l’anima, facendola respirare.

Il mio viaggio è proseguito verso Szántód, da dove si può prendere un traghetto diretto a Tihany, situata sulla sponda opposta. A Tihany spicca l’Abbazia Benedettina del XVII secolo, che offre una splendida vista panoramica sul Lago Balaton.

Tante aree verdi arricchiscono Szántód, piccolo paradiso immerso nella natura. Quando sono giunta in questo posto il sole stava tramontando e girando con l’auto ho scovato un moletto appartato, dove alcune anatre si stavano godendo quella meraviglia. Ho sostato per un po’ di tempo, fino a quando il sole non ha incontrato la calda acqua del Lago che
non ho mancato di toccare. Il tempo sembrava essersi fermato e la natura della terra ungherese era la sola protagonista di questa bellezza.

Dopo aver nutrito l’anima, ho ripreso il viaggio, giungendo a Budapest di sera. Non potevo ancora immaginare cosa avrebbero visto i miei occhi. La prima parola che ho detto, una volta entrata nella capitale ungherese, è stata: “Wow”.

Da subito gli enormi palazzi hanno catturato la mia attenzione: la varietà architettonica presente in città è impressionante… Pensare che tutto ciò sia opera dell’essere umano mi ha fatto venire i brividi! Sembra veramente una sorta di miracolo, qualcosa di inspiegabile che nonostante i momenti drammatici della storia si è conservato giungendo a noi. Le luci della città, i suoi edifici, il Danubio mi hanno completamente rapita!

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