Nadia Pastorcich vive a Trieste ed è membro attivo della community TriBu.City. In occasione del BBP25 ha preso parte all’evento, cogliendo l’opportunità di visitare per la prima volta Budapest, una meta che sognava da tempo. Siamo felici di condividere il suo diario di viaggio: un racconto autentico e personale, in cui Nadia ci accompagna alla scoperta della sua prima esperienza nella capitale ungherese, con lo sguardo curioso e appassionato di chi realizza un sogno!
Sulle tracce di Sissi: Castello Reale di Gödöllő e Chiesa di Mattia a Budapest
Un altro giorno a Budapest, un’altra avventura!
Dopo aver esplorato un po’ il centro della capitale ungherese, ho deciso di viaggiare nel tempo, alla ricerca dell’Imperatrice d’Austria e Regina d’Ungheria Elisabetta, meglio conosciuta come Sissi (Sisi).
Sissi ha un legame molto forte con la mia città, Trieste, che visitò almeno una trentina di volte, trascorrendo del tempo anche al Castello di Miramare di proprietà di suo cognato, Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’Imperatore Francesco Giuseppe.
Anima unica, donna forte ma anche sensibile, Sissi ha lasciato un segno indelebile, tant’è che ancora oggi viene ricordata e amata da tanti. Il suo sguardo era sempre proiettato avanti, lei parlava alle anime del futuro e forse è proprio per questo che continua ad esserci nel cuore di molti.
Non potevo pertanto non andare a visitare il Castello Reale di Gödöllő (Gödöllői Királyi Kastély), uno dei più grandi castelli barocchi dell’Ungheria, a meno di mezz’ora da Budapest.
Tutto ebbe inizio con il conte Antal Grassalkovich I, cancelliere-ministro della regina Maria Teresa, che nel 1735 diede il via alla costruzione di questa meraviglia architettonica, progettata da András Mayerhoffer. L’edificio a “U” tra il 1746 e il 1749 venne ampliato, dedicando una parte alle stalle e una alla chiesa cattolica romana; in seguito, il figlio di Grassalkovich, Antal II, fece realizzare un teatro barocco.
Dopo alcuni passaggi di proprietà, nel 1867 il Castello venne acquisito dallo Stato ungherese e fu il regalo di incoronazione di Francesco Giuseppe I ed Elisabetta. Solitamente la famiglia reale soggiornava in questo paradiso terrestre in primavera e autunno.
A seguito della scomparsa di Sissi, Franz vi ritornò solo poche volte e nel 1920 il palazzo passò nelle mani del governatore Miklos Horthy; con la Seconda Guerra Mondiale l’edificio iniziò il suo lento degrado per essere aperto al pubblico alla fine degli anni ’90.
Salendo la sontuosa scalinata, si scorge la piccola Sala da Pranzo dove i reali consumavano i pasti in famiglia: sul tavolo in bella mostra c’è il servizio di piatti in porcellana Herend (rinomato marchio ungherese) dipinto a mano.
Le sale successive ospitano diversi quadri e cimeli riconducibili all’epoca di Antal Grassalkovich.
Prima di immergersi nelle stanze di Franz e Sissi, si può ammirare la chiesa da un oratorio chiuso, collegato agli appartamenti, dove i reali potevano ascoltare la messa in tranquillità.
Nella stanza che un tempo era adibita a spogliatoio dell’Imperatore, oggi troviamo riprodotta la stanza del primo aiutante di campo di Francesco Giuseppe, Ludwig von Paar, che in origine si trovava al pianoterra.
Di grande impatto è però il dipinto di Eduard von Engerth realizzato nel 1872, che riproduce la cerimonia di incoronazione di Franz e Sissi avvenuta nel 1867. L’opera si trova nella stanza da letto reale, oggi saletta dell’incoronazione.
Pregno di storia e di vita vissuta è lo studio di Francesco Giuseppe, caratterizzato da una tappezzeria color porpora, dove vediamo un dipinto che lo ritrae e un altro che raffigura la sua Sissi; sono presenti anche degli oggetti che rimandano all’attività di caccia dell’Imperatore.
Nella stanza adiacente, il Salone di Francesco Giuseppe, troviamo invece un caminetto a stufa in stile neorinascimentale.
Dopo una dimensione più familiare, lo sguardo viene rapito dal maestoso Salone di rappresentanza, realizzato attorno al 1758, in base ai progetti del primo architetto di corte, Nicolò (Nikolaus) Pacassi, che presenta diversi motivi floreali dorati sulle pareti.
Nelle stanze di Sissi invece si percepisce il suo legame con l’Ungheria, tra i vari dipinti vi è infatti uno che ritrae il conte Gulay Andrássy e sempre nel Salone di Elisabetta è presente un enorme ritratto di Sissi in veste di Regina d’Ungheria. Un’opera sublime realizzata da Sándor Wagner nel 1867 che emana una bellezza d’animo senza tempo e che mi ha regalato un’emozione profonda.
Dopo lo studio di Elisabetta, dove sono esposti diversi quadri, si giunge nello spogliatoio dell’Imperatrice con una tappezzeria di seta dal colore violetto – il suo colore preferito – dove sono presenti delle riproduzioni di alcuni scenari dei viaggi che Sissi fece e dove si può vedere un bellissimo dipinto di Johann Wilhelm Jankowski raffigurante il Castello di Miramare di Trieste.
Vienna, Trieste e Budapest: un legame forte presente pure in Maria Teresa d’Austria che fu determinante per la città di Trieste e che visitò il Palazzo di Gödöllő nel 1751. In occasione della sua visita Antal I fece preparare una stanza per lei dai decori “imperiali”, poi diventata camera da letto di Sissi. Già all’epoca c’era un ritratto enorme che raffigurava Maria Teresa, oggi sostituito da un quadro simile, opera di Daniel Schmidelli.
L’esposizione commemorativa dedicata a Sissi racchiude alcuni ritratti delle damigelle, di Ida Ferenczy la dama di compagnia dell’Imperatrice, e diversi, oggetti e documenti che ci riportano indietro nel tempo.
Il giro per le stanze reali termina nella Sala Celeste, usata dai figli Rodolfo, Gisella e Maria Valeria. Viene poi spontaneo lasciarsi avvolgere dalla natura, da quell’enorme parco dove si ha la sensazione di percepire la presenza di Sissi e sentirla cavalcare, libera come è sempre stata.
Tornando a Budapest è stato naturale andare a visitare la Chiesa di Mattia (Mátyás-templom), a Buda, la città “reale”. Il Danubio ha unito infatti tre città adiacenti: Buda, Pest la città borghese e Óbuda l’antica città. Nel 1873 nacque così
Budapest.
La Chiesa di Mattia è circondata dal mercato antico della città, l’attuale Piazza della Santissima Trinità con al centro il monumento – appunto – della Trinità, costruito nel 1713 come ricordo di voto per la peste. Troviamo anche il Bastione dei Pescatori, pescatori che difesero questa parte delle mura di Buda, e la statua equestre del fondatore di Stato, Re Santo Stefano.
L’antica Chiesa di Mattia, dedicata alla Vergine Maria, sebbene sia storica, è stata ricostruita più volte e lo si evince dall’unione di stili diversi. Fu fatta realizzare nel 1015 da Re Santo Stefano, ma questa ipotesi si basa su un’iscrizione, non più esistente, risalente al 1690.
Dopo la devastante invasione dei tartari intorno al 1241, Re Béla IV, assicurò la ricostruzione della patria e la sua protezione facendo erigere un castello. Il centro della nuova città fortificata costruita sulla collina del Castello di Buda fu questa chiesa che venne “ricostruita” attorno al 1250, presentando la stessa pianta che possiamo vedere oggi.

Nel corso del tempo, la Chiesa subì varie trasformazioni, specialmente sotto Re Luigi d’Angiò che attorno al 1370
fece alzare l’altezza delle navate laterali fino all’arcata principale, ricostruendo l’edificio basilicale in stile tardo
gotico con una navata. Re Mattia Corvino, invece, verso il 1460, fece elevare un oratorio reale accanto all’abside,
ponendo attenzione anche alle decorazioni.
A metà del XVI secolo, durante l’occupazione turca, la chiesa fu trasformata in moschea e diversi elementi gotici originali furono rimossi o modificati. Quando Papa Beato Innocenzo XI, per la liberazione d’Ungheria dagli ottomani, organizzò la quarta Lega Santa, la chiesa cambiò nuovamente passando ai gesuiti che optarono per uno stile barocco.
La Chiesa raggiunse il suo aspetto attuale grazie all’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe che la fece ristrutturare. L’architetto Frigyes Schulek partì dallo stile neo-gotico, togliendo le aggiunte barocche. Conservò il profilo dell’epoca di Luigi d’Angiò e ricostruì la pianta del periodo di Béla IV.
La Commissione Nazionale dei Monumenti chiese una perizia sui progetti di Schulek a Frigyes Schmidt, architetto del Duomo di Santo Stefano a Vienna. Egli tenne molto in considerazione la colorazione delle vetrate e delle pareti come elemento rilevante dello stile gotico.
A lavorare sia ai motivi interni colorati che ai disegni delle vetrate furono lo stesso Schulek, Bertalan Székely e Károly Lotz. I lavori terminarono completamente nel 1896, anche se la Chiesa venne colpita nuovamente durante le due guerre mondiali per essere restaurata negli ultimi anni. Le famose piastrelle colorate di ceramica Zsolnay che ricoprono il tetto, regalano alla Chiesa un aspetto unico.
Come avete potuto intuire, la scelta di visitare questa Chiesa, dopo essere stata a Gödöllő, non è stata casuale.
La Chiesa di Mattia fu teatro di numerosi eventi storici, vedendo l’incoronazione di due coppie reali asburgiche come sovrani d’Ungheria: Francesco Giuseppe ed Elisabetta nel 1867 (all’interno della chiesa è presente un busto marmoreo di Sissi) e Carlo IV e Zita nel 1916.
Durante l’incoronazione di Sissi e Franz risuonò per la prima volta la “Messa d’incoronazione ungherese” di Ferenc Liszt dopo la quale il compositore, una volta lasciata la chiesa, ricevette una calorosa accoglienza.
È veramente incredibile pensare a tutto il lavoro che è stato fatto nel corso dei secoli e che ancora oggi è capace di conquistare chi è pronto a lasciarsi stupire da queste opere.
Uscita dalla Chiesa, sono andata ad ammirare la vista sulla città, dove si può vedere il Palazzo del Parlamento ungherese. Un’esperienza che non si dimentica. Dopo questo “tour” mi sono sentita molto Sissi!
Il viaggio prosegue!