Qual è il tuo legame personale con Trieste e Budapest?
“Budapest è sicuramente il mio punto di partenza. Mio padre, Giorgio Pressburger, è nato a Budapest, questa città per me rappresenta le radici, le origini, tutto il patrimonio culturale e personale che ho ereditato da lui. È il luogo da cui provengo, simbolicamente e affettivamente.
Trieste, invece, è quasi un punto d’arrivo. Dopo una parentesi a Roma, è lì che mio padre ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. A Trieste ha saputo ricreare un ambiente a lui familiare, vicino al mondo dal quale proveniva. È una città che lo ha accolto per tutto il resto della sua vita, e in cui ha trovato spazio per intrecciare nuovi legami, soprattutto culturali. Diciamo che Budapest è il punto di partenza e Trieste è il punto d’arrivo.
Sono nata e cresciuta a Roma, ma ho avuto modo di visitare sia Trieste che Budapest. Il ricordo più bello che ho di Trieste risale alla prima vera vacanza trascorsa lì con mio papà, avevo quindici anni. Fino ad allora, per me era solo un punto lontano sulla cartina geografica, all’estremo nord. Non l’avevo mai vissuta davvero. E invece, appena arrivata, ho avuto un’impressione che mi è rimasta nel tempo: mi è apparsa subito come una città accogliente, luminosa, ariosa. A volte un po’ rigida in certi aspetti, è vero, ma sempre piacevole da vivere. Era anche il luogo dove vedevo mio padre vivere con grande serenità e questo, per me, ha sempre avuto un significato speciale.”
Qual è stato invece il tuo primo impatto con Budapest e cosa ha significato per te visitare la città?
“Di Budapest ricordo che la prima volta che ci sono andata avevo 14 anni, all’inizio degli anni ’80, ero già abbastanza grande, ma fino ad allora era rimasta un mondo del tutto sconosciuto per me. Certo, papà me ne aveva parlato, ma solo a parole, e immaginare davvero un luogo attraverso i racconti di qualcun altro non è affatto semplice.
Quando l’ho vista con i miei occhi, l’ho trovata una città grandiosa, imponente, perfino per me che vengo da Roma. Quello che mi colpì di più fu il Danubio: non avevo idea della sua grandezza, della sua forza, del modo in cui attraversa la città. Io ero abituata al Tevere… Il Danubio, invece, con il suo fluire continuo, i grandi ponti: tutto contribuiva a una sensazione di maestosità.
E poi c’era il significato personale. Scoprire quel mondo da cui proveniva mio padre, per me che arrivavo da un contesto profondamente mediterraneo, è stata una rivelazione. Un mondo nuovo, diverso, ma anche profondamente affascinante. E bello, sì: bello anche dal punto di vista emotivo.”
Quali somiglianze e differenze hai notato tra le due città?
“Budapest l’ho sempre associata, forse anche per i racconti che mi faceva papà, a un’atmosfera un po’ più pesante, quasi oppressiva. C’era in quella città, per me, un sentire profondo, più carico, anche se la sua grandiosità ed eleganza sono evidenti in ogni angolo.
Trieste, invece, l’ho sempre percepita come più ariosa, leggera, fresca… ma anch’essa profondamente elegante.
Sono sensazioni istintive, intime, legate al mio modo personale di sentire. Forse anche papà la vedeva così: Budapest era la sua città, la sua origine, e la amava profondamente. Ma Trieste, pur essendo simile per certi aspetti, gli offriva una serenità psicologica che a Budapest non aveva mai conosciuto. Lui aveva vissuto lì fino ai 19-20 anni, in anni complessi, e sebbene ci fosse tornato spesso, era Trieste che gli aveva dato una dimensione più distesa, più tranquilla.
La prima volta che ho visto Budapest ero in macchina con papà, era sera, lui guidava e io mi ero addormentata. All’epoca il viaggio da Trieste era lungo, tortuoso. Mi svegliò lui dicendomi: “Guarda, siamo arrivati a Budapest.” Aprii gli occhi e vidi questa strada enorme, illuminata, così ampia… Ero abituata a Roma, ma non avevo mai visto nulla del genere. Rimasi senza parole: un ingresso in città maestoso, davvero inaspettato.
Un altro ricordo che mi colpì molto fu vedere quanto Budapest fosse viva, anche allora. Ricordo con stupore le prime donne che guidavano autobus, una scena del tutto nuova per me. Anche questo contribuì a farmi vedere Budapest come un luogo sorprendente e pieno di vita.
Ricorderò sempre un’intervista che fece papà, realizzata dalla RAI, in cui gli chiesero quali fossero, secondo lui, le somiglianze tra le due città. La sua risposta mi colpì moltissimo. Disse che Trieste e Budapest sono accomunate dal fluire della vita. Come a Budapest scorre il grande Danubio, anche Trieste è bagnata dal continuo movimento del mare. Trovo che fosse una frase bellissima, romantica, e che descrivesse perfettamente il modo in cui lui percepiva queste due città.”
Oggi, dalla prospettiva di chi vive a Roma, come pensi venga percepita Budapest?
“Budapest oggi è percepita come una città molto attraente, verso la quale c’è una forte spinta promozionale e un grande interesse. Non so se lo stesso valga per tutta l’Ungheria, ma sicuramente Budapest è considerata una meta ambita da chi parte da Roma. È spesso tra le prime destinazioni suggerite per un viaggio di qualche giorno, anche solo cinque o sei: una città ricca dal punto di vista culturale, ma capace anche di offrire ottime occasioni di svago.”
E Trieste?
“Trieste… qui tocchiamo un piccolo tasto dolente. Forse è sempre rimasta un po’ defilata, rispecchiando la sua posizione geografica: incastonata in quell’angolo a nord-est, ai margini. Negli ultimi tempi, però, ho notato un cambiamento, soprattutto nell’ultimo anno, un crescente interesse. Non solo Trieste, ma l’intero Friuli Venezia Giulia ha ricevuto una maggiore promozione turistica.
Trieste comincia ad affermarsi come una meta interessante, anche grazie alla sua posizione strategica come punto di passaggio verso l’Europa nord-orientale. Si sta riscoprendo anche come destinazione per un turismo più colto, più consapevole. Finalmente ci si è ricordati che questo angolo a nord-est esiste e ha molto da offrire, non solo per la bellezza del territorio ma anche per il valore delle sue proposte culturali.
E secondo me questo rilancio culturale va di pari passo con il ruolo economico che Trieste sta assumendo: è diventata un nodo, un punto di scambio verso tutto il mondo mitteleuropeo. Così, proprio come sta diventando un crocevia economico, Trieste torna a essere anche un ponte tra la cultura dell’Est europeo e quella più mediterranea dell’Italia.”
Così, per curiosità… secondo te, cosa avrebbe pensato tuo papà del progetto del porto ungherese a Trieste?
“Secondo me, per lui sarebbe stata una sorpresa davvero gradita. L’avrebbe accolta con un bel sorriso, ne sono convinta. Sarebbe stato un modo per dirsi: ‘Vedi? Anche il mio mondo è arrivato fin qui, mi ha raggiunto.’ E questo lo avrebbe reso felice.
Gli avrebbe fatto piacere ritrovare un po’ di Ungheria a Trieste, entrare in contatto con persone ungheresi, parlare la sua lingua d’origine. Sì, sono sicura che ne sarebbe stato profondamente contento.
Uno dei miei progetti per questo inverno è studiare l’ungherese. Mio padre, per qualche motivo misterioso, o forse semplicemente per mancanza di tempo, non ha mai voluto insegnarlo né a me né a mio fratello.
Mi piacerebbe impararlo, non per arrivare a una padronanza completa, perché so bene che l’ungherese è una lingua complessa, ma almeno per avere un piccolo punto di contatto. Un modo per cercare quel mondo ungherese, per fare un piccolo ritorno alle origini. Ecco, questo sì.”
TriBu.City – Due città, un’anima! è un progetto nato per valorizzare l’amicizia e rafforzare i legami tra Trieste e Budapest, e più in generale tra Italia e Ungheria. Tuo padre ha rappresentato in modo esemplare questo legame: un vero e proprio ponte culturale tra i due Paesi. Che impressione ti dà questa iniziativa?
“L’iniziativa, lo dico sinceramente e con il cuore, è in perfetta sintonia con ciò che rappresentava mio padre. La trovo davvero interessante, perché Trieste e Budapest, pur nelle loro differenze, condividono molti aspetti in comune: come città, come atmosfera, come stile di vita. Rafforzare questo legame è un’impresa significativa.
Dal mio punto di vista, la strada più efficace è proprio quella culturale. Tra le due città ci sono tante affinità: nei racconti, negli scrittori, nelle suggestioni. Le atmosfere di Trieste e Budapest spesso si rispecchiano l’una nell’altra. Puntare sulla cultura è, secondo me, la chiave migliore.
Mio padre ha trascorso la vita cercando di essere un ponte tra due mondi. Oggi, vedere nascere un’iniziativa che porta avanti questo pensiero lo renderebbe davvero orgoglioso. È come se un suo sogno prendesse finalmente forma.”
Ilona Pressburger
Ilona Pressburger, figlia dell’intellettuale ungherese naturalizzato italiano Giorgio Pressburger, è nata e vive a Roma. Diplomata in pianoforte al Conservatorio Licinio Refice di Frosinone, è membro attivo dell’Associazione Culturale Giorgio Pressburger, attraverso la quale si dedica alla promozione dell’opera e del pensiero del padre. Animata da un profondo legame con le sue radici ungheresi, si impegna nella diffusione di valori culturali che uniscono l’Italia e l’Ungheria.